Manico a doppio strato in legno di castagno



un'essenza poco utilizzata in liuteria per la costruzione di manici per chitarra

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    Dov'eravamo rimasti? Ah, si, alla discussione/sondaggio sul vecchio forum nella quale si chiedeva agli utenti un parere riguardo quanto sia opportuno utilizzare del legno di castagno per la costruzione di manici o altre parti di chitarra.
    doppio strato di castagno manico chitarra acustica folk blog liuteria diari acustici Alessandro Ciuchetti
    Be', l'esito del sondaggio fu abbastanza variegato ma in generale tutti invitarono alla cautela. Il castagno infatti è un legno dotato di una particolare bellezza e resistenza alle ingiurie del tempo ma è purtroppo anche caratterizzato da un'estrema instabilità. Per questi motivi è spesso ultilizzato per realizzazione di fondi e fasce di strumenti acustici e top e body di strumenti a corpo solido. Per via dell'instabiltà, di manici e tastiere in castagno invece nemmeno l'ombra.

    La mia personale opinione è che ogni legno, anche il più ballerino, dopo un'adeguata stagionatura finisca per bloccarsi. Certo, alcuni storceranno il naso dicendo che un legno superstagionato non potrà migliorare nel tempo da un punto di vista sonoro. Probabilmente è così ma personalmente non vedo la cosa come un priorità anche perché in genere una chitarra è costruita con molti legni, diversi l'uno dall'altro e spesso diversamente stagionati, e di certo se dovessimo utilizzarne uno relativamente fresco non c'è dubbio che non lo sceglieremo per il manico o per la tastiera, dove la stabiltà è tutto.

    Tornando al nostro manico, questo è stato costruito in doppio strato. La .gif animata che vedete in questo post (già proposta nel vecchio topic) descrive la scomposizione della tavola di castagno nei due pezzi che una volta congiunti ed incollati andranno a dar luogo al manico grezzo.

    Nei prossimi giorni maggiori dettagli riguardo queste ultime fasi di lavorazione...

    Edited by Alessandro Ciuchetti - 21/2/2019, 23:12
     
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    Perdona l'ignoranza:mi pare di capire che i due strati siano stati ricavati nella stessa direzione. Non sarebbe stato più stabile incollandoli con la venatura opposta? 🤔
     
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    Michele, figurati, in realtà sono felice che tu me l'abbia chiesto, avrei voluto arrivarci più in là ma... il ferro va battuto quando è caldo! :D

    Quel che dici è vero, le venature contrapposte donano certamente stabiltà al pezzo ma credo che questo principio in liuteria sia normalmente applicato ad altri contesti che non sia quello dei manici per chitarra (i body di strumenti a corpo solido, l'incatenatura delle chitarre folk...). Lo dimostra il fatto che spesso e volentieri i manici per chitarra elettrica -al di là della direzione della venatura- vengono ricavati da un blocco unico di legno.

    In ogni caso, un manico a due o più strati è certamente più stabile di uno ricavato da un blocco unico. Questo perché le venature dei pezzi che lo compongono -anche volendo- difficilmente potranno essere orientate esattamente nella stessa direzione.

    Con l'occasione, ho scattato un paio di foto che ritraggono due manici a confronto.


    venature manico chitarra acustica


    Il primo manico è quello a triplo strato ciliegio-cipresso-ciliegio, descritto nell'altro topic. Il secondo è invece quello a doppio strato in castagno, oggetto di del presente topic.

    Come si può ben vedere, nel primo caso le venature degli strati risultano nettamente contrapposte mentre nel secondo, pur essendo orientate entrambe grossomodo nella stessa direzione, non sono disposte esattamente in modo verticale. Quest'inesattezza, a conti fatti finisce per donare stabiltà al pezzo, quasi come se fosse composto da strati dalle venature contrapposte. In ogni caso, da un punto di vista strettamente meccanico, il manico sarà certamente più affidabile di uno ricavato da un blocco unico.

    In realtà, se proprio dobbiamo dirla tutta, al di là di tutte le considerazioni che possiamo fare sulla composizione degli strati del manico e sulla direzione delle venature, c'è un solo metodo certo per sapere se il nostro manico grezzo sarà stabile nel tempo: una volta incollati gli strati ed eseguita un'eventuale rettifica preliminare... aspettare qualche mese e prima di proseguire i lavori verificare che non si siano prodotte delle torsioni.

    Dulcis in fundo, ci sarebbe da affrontare la questione della sonorità, ma per il momento forse è meglio non mettere troppa carne al fuoco... :P

    Edited by Diari Acustici - 20/6/2019, 18:36
     
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    Ciao,

    a voler essere precisi, lo scopo del manico laminato sarebbe quello di giustapporre i due strati di legno in modo che la tendenza alla deformazione di ognuno di essi sia uguale e contraria a quella dell'altro, in modo da bilanciarsi reciprocamente e dare stabilità al tutto.

    Dalle foto vedo che la tavola da cui hai ricavato i due strati non è un taglio di quarto, ma un taglio tangenziale, e anche abbastanza esterna rispetto al centro del tronco. Dalla foto si vede chiaramente che nel tacco le fibre non sono perpendicolari al piano della tastiera, ma seguono un andamento curvo. Nel taglio tangenziale la tendenza della tavola sarebbe di imbarcarsi formando una "pancia" verso quello che era l'interno della pianta, mentre i bordi si sollevano verso l'esterno ( la seconda immagine di questa pagina spiega meglio delle mie parole).

    Quindi per migliorare la stabilità del manico le due sezioni dovrebbero presentare un andamento contrapposto degli anelli, non parallelo. Tento una rappresentazione grafica: l'andamento che hanno le fibre nella foto (parlo sempre della foto dove si vede la sezione di testa del tacco) è questo |((|((| mentre dovrebbe essere questo |((|))| oppure questo |))|((| in modo che l'eventuale tendenza ad imbarcare di una delle due sezioni sarebbe controbilanciata dalla tendenza ad imbarcarsi in senso contrario dell'altra. Ovviamente si sta parlando del tacco, ma prendendo in considerazione anche solo la sezione in alto, corrispondente al manico, si vede che l'andamento delle fibre della parte destra (per chi guarda la foto) è quasi perpendicolare al piano della tastiera, mentre quello della parte sinistra è a 45°, ciò vuol dire che se ci fossero delle deformazioni, anche minime, probabilmente il manico ne risentirebbe, perchè le due metà del manico non si deformerebbero in maniera speculare e contrapposta.

    Tutto ciò è la teoria, poi magari sei fortunato e quello specifico pezzo di legno risulta essere stabile di suo e quindi non si muoverà mai (e te lo auguro).
     
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    Ciao Alberto, benvenuto anche qui su Diari Acustici e grazie per questo tuo generoso intervento chiarificatore. :)

    Vengo al dunque: in effetti nella mia risposta a Michele ho incautamente mescolato due aspetti, la stabilità del legno -di cui parli tu- e la resistenza meccanica del pezzo.

    Ecco, io mi riferivo più che altro a quest'ultima. Io credo che in un manico come quello a doppio strato in castagno, una crepa generata da un eventuale urto possa trovare maggior difficoltà a propagarsi rispetto ad un manico monoblocco, anche nel caso i due strati in castagno non siano caratterezzati da una venatura nettamente contrapposta.

    Per quanto riguarda la stabilità del manico, le tue osservazioni sono più che giuste e ne farò tesoro ma nel caso specifico credo di poter dormir sonni tranquilli per via della superstagionatura del legno. Tra le altre cose, sto facendo passare un discreto lasso di tempo tra l'incollaggio dei due strati e la prosecuzione dei lavori, perciò potrò verificare con tutta calma che pezzo non subisca torsioni nel tempo. Qualora ce ne fossero procederei all'eventuale rettifica e ad un'ulteriore pausa.

    Qualcuno si starà forse chiedendo perché io non abbia optato per una disposizione migliore della venatura dei due strati? Semplice, perché la tavola da cui sono stati ricavati non me lo avrebbe permesso, per via delle molteplici gallerie scavate dai tarli (o altri terrificanti animali divoratori di legno), attorno ai quali durante la fase di disegno ho dovuto operare una vera e propria gincana. :P

    Dulcis in fundo, per star tranquilli, al 200%, al manico di castagno avrei intenzione poi di applicare un bel tasterione da 8mm di spessone, per vanificare definitivamente ogni eventuale capriccio del legno. :D



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    Ciao Alessandro,
    assolutamente corretto il tuo distinguo tra la stabilità e la resistenza meccanica: un manico può essere assolutamente stabile e presentare una scarsa resistenza meccanica in caso di urto (e a volte a anche non in caso di urto, come sanno alcuni possessori di famose chitarre elettriche vintage... :woot: ).

    Nel mio intervento ho preso in considerazione solo l'aspetto della stabilità perchè il legno di castagno è noto per le sue doti di robustezza (dalle travi ai mobili in passato è stato molto usato, soprattutto nelle realizzazioni più povere dove si guardava più alla sostanza che all'estetica), e quindi lo scarso impiego in liuteria mi fa pensare (così come per il faggio) che ci si debba preoccupare più della stabilità che della robustezza. Comunque, non avendolo mai utilizzato, le mie sono solo supposizioni (e per questo seguirò con molto interesse l'evolvere della tua creatura :) ).

    A proposito di stabilità del legno, vorrei condividere una cosa che mi è stata detta dall'insegnante al corso di liuteria a Trento: il legno diventa stabile una volta persa tutta l'umidità (diciamo, a seconda dello spessore della tavola, nel giro di qualche anno), e quindi lui afferma che l'ulteriore stagionatura non possa aggiungere molto in termini di stabilità. Questa affermazione ha stupito molto tutti i partecipanti, me compreso, ma lui ha dato una spiegazione che trovo molto logica: il legno, una volta stagionato (ossia una volta persa tutta l'umidità o, meglio, una volta raggiunto il punto di equilibrio tra la sua umidità interna e quella atmosferica), non può perdere ulteriore umidità, se lo facesse andrebbe costantemente incontro ad ulteriori deformazioni e e quindi non potrebbe mai essere considerato nè stagionato nè stabile. Invece bisogna tenere presente che il legno sufficientemente stagionato continua a risentire degli sbalzi di umidità ambientali, e assorbirà una certa quantità di umidità dall'aria quando questa è più umida, e la cederà quando l'aria è più secca, quindi il legno che si può considerare stabile è quello che, per propria struttura intrinseca (derivante certamente dal tipo di essenza, ma anche dal taglio, dalla posizione all'interno del tronco da cui è stata ricavata la tavola, dall'andamento della venatura ecc.) riesce, una volta stagionato a sufficienza, a sopportare le variazioni di umidità atmosferica senza deformarsi in maniera sensibile. Di conseguenza, quando si conosce con certezza il tempo di stagionatura di una certa tavola e si sa che è sufficiente, diventa importante la capacità di scegliere le tavole giuste, le cui caratteristiche possano farle ritenere stabili, mentre l'ulteriore stagionatura diventa ininfluente. Il motivo per cui generalmente si consiglia di non utilizzare il legno appena acquistato ma di tenerlo ancora per del tempo prima di usarlo non è per dare un'ulteriore stagionatura, ma perchè non si può mai essere assolutamente certi nè della durata della stagionatura precedente dichiarata nè delle condizioni in cui questa è stata realizzata (ad esempio si potrebbe per assurdo acquistare una tavola armonica di 4-5 mm dichiarata di quattro anni, il che sarebbe sufficiente, ma se in realtà proviene dalla stagionatura per quattro anni di una tavola dello spessore di 10-15 cm che è stata sfettata in tavole di 4 mm solo due mesi prima della vendita, certamente le tavole provenienti dalla parte più interna non saranno sufficientemente stagionate...).

    Stupefacente, ma logico e convincente direi.

    Edited by Alberto Capuzzo - 5/11/2018, 20:52
     
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    Alberto, avevo dimenticato di rispondere a questo tuo interessantissimo intervento in coda al presente topic sul mio manico di castagno (che a distanza di anni vado ora ad aggionare). Be', alla luce delle considerazioni del tuo maestro, una domanda sorge spontanea: se il legno più di tanta umidità non può perdere, è possibile che questo possa conservarsi anche per secoli senza deformarsi?

    Tornando al manico in castagno, ecco l'aggionamento, con riferimento al topic di Enrico "Legno recuperato":

     
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    Con un balzo temporale di un anno e mezzo, arrivati a questo punto del diario di costruzione della mia quarta acustica, mi permetto di migrare in questo topic gli interventi relativi alla lavorazione del manico in castagno.

    Partiamo con un'immagine della sgrossatura del retro-paletta e del futuro diamante, effettuata con la sgorbia. Il manico è naturalmente morsato al banco di lavoro.

    chitarra acustica Alessandro Ciuchetti manico in castagno
     
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    ... :nessuno_1: ehm, non sarebbe stato più semplice continuare il topic là dove era iniziato, per una maggior linearità di lettura, anche se con la "scritta blu linkesca" si arriva qui ?

    ... :pensoso: e poi, il castagno, non è un legno che tende a fratturarsi, come mi avete detto quando ho fatto una serie di ponticelli in questa essenza :pensoso_02: ?

    Buba
     
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    Sì Buba, non c'è dubbio che in questo modo ho finito per sacrificare la linearità del racconto per l'ipertestualità. :linguetta: Inutile nasconderlo: mi piace collegare le cose! Sfido comunque a trovare un utente che abbia avuto l'ardire di leggere un mio diario dall'inizio alla fine. :sudore: :risata: Ma ti dirò di più: la maggior parte degli utenti - provenienti dai motori di ricerca - consulta una sola pagina dei diari alla volta, all'altezza dell'argomento che gli interessa. In questo contesto, un link al posto giusto non potrà che offrire al lettore ulteriori opportunità di interesse verso il forum.

    Insomma Buba, i miei diari non potranno mai essere dei manuali, sia per caratteristiche intrinseche che per modalità di fruizione. A conti fatti, sono soloma una raccolta di esperienze che saranno probabilmente consultate in modo perlopiù frammentario.

    Tra le altre cose, se non avessi operato questa temporanea migrazione narrativa, il presente topic sul castagno sarebbe rimasto incompleto, privo di un proseguimento del racconto.

    C'è un'altra cosa poi: Borges è tra i miei scrittori preferiti, e i labirinti suscitano in me un'attrazione irresistibile. Mi spiace ragazzi, è così, non posso farci niente... :meaculpa: :rotfl:

    Edited by Alessandro Diari Acustici - 9/10/2023, 21:20
     
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    Qui vediamo una prima sgrossatura del manico operata con la carteggiatrice da banco. Per maggiori dettagli far riferimento allla medesima operazione già vista in quest'altro topic.

    sgrossatura manico con carteggiatrice da banco

    Edited by Alessandro Diari Acustici - 26/10/2023, 18:52
     
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    In quest'altra immagine vediamo invece la lastra di granito - con la quale eseguo la rettifica e l'angolatura definitiva del manico - libera dalla vecchia carta abrasiva ormai consumata. Pe incollare la nuova carta ho seguito la dritta di Alberto. :occhiolino:

    lastra granito per carteggio manico

    Edited by Alessandro Diari Acustici - 26/10/2023, 18:53
     
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    Ed ecco qui la carta abrasiva incollata e il manico in castagno in lavorazione.

    rettifica e angolatura paletta manico chitarra acustica Alessandro Ciuchetti

    Edited by Alessandro Diari Acustici - 26/10/2023, 18:53
     
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    Qui vediamo l'importanza di una luce rasente il piano durante il lavoro di definizione del tasto zero e di angolatura della paletta. Non sapevo quale scegliere tra queste due immagini, quindi ho deciso di postarvele entrambe. :scatta_foto: :linguetta:

    lampada luce rasente il piano manico paletta chitarra acustica Alessandro Ciuchetti

    lampada luce rasente il piano manico paletta chitarra acustica Alessandro Ciuchetti

    Edited by Alessandro Diari Acustici - 26/10/2023, 18:54
     
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    Una volta spianato il manico, realizzata l'angolazione prima del tacco e poi della paletta, definita la posizione del tasto zero, si potrà infine passare alla fresatura del tenone (che si andrà poi ad incastrare nella mortasa sulla cassa che abbiamo già visto qui, nell'altro diario).

    La dritta di Alberto datami tempo fa riguardante il supporto autocostruito da utilizzare a mo' di base per la fresatura si è rivelata alla fine decisiva. :daje_02: Grazie Alberto! :birrata:

    Il supporto che ho realizzato non è proprio identico a quello suggeritomi, ma grossomodo siamo lì. :occhiolino:

    supporto autocostruito in multistrato fresatura tenone manico

    Ecco il supporto ed il manico accoppiati e morsati al banco, grazie anche all'utilizzo di alcuni morsetti. Notare nella foto in basso lo spessore a compensare l'angolazione tacco-manico, posizionato non molto distante dal tasto zero.
    fresatura tenone coda di rondine manico chitarra acustica Alessandro Ciuchetti

    A sinistra vediamo la dima. A destra la superficie sulla quale sarà fissata con il nastro biadesivo.
    dima scasso tenone coda di rondine manico acustica

    Fissaggio, eseguito coi morsetti.
    dima scasso tenone coda di rondine manico acustica

    Dima fissata al tacco/supporto.
    dima scasso tenone coda di rondine manico acustica


    Qui vediamo la fresatura in corso. Le punte e i relativi cuscinetti utilizzati sono sempre gli stessi. Mi spiace di non aver scattato una foto con la fresatrice piazzata sul supporto. Vabbe', sarà per la prossima volta. :linguetta:
    scasso tenone coda di rondine manico chitarra acustica

    Ecco infine la dima rimossa dal manico. Come si può notare, durante la fresatura sono andato ad intaccare il supporto in multistrato. La cosa è tutt'altro che un problema, anzi, io direi che è meglio così! :occhiolino:
    scasso tenone coda di rondine manico chitarra acustica


    Et voilà, l'esito ella fresatura! :sorriso:
    tenone coda di rondine manico in castagno chitarra acustica Alessandro Ciuchetti
     
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