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Dopo la prima, costruita a partire da un kit Stew-Mac, ed una seconda, realizzata partendo da zero (lo strumento è quasi finito, resta solo da fare qualche rifinitura), vi propongo ora questa discussione/diario della costruzione della mia terza chitarra folk.
Sarà sempre una Dreadnought e ricalcherà le orme delle altre due (soprattutto la seconda) seppur con qualche variazione, miglioramento o ardita sperimentazione Nel farlo cercherò di migliorarmi e di non di ricadere negli errori del passato.
Nella foto mostro i materiali di partenza, piuttosto simili (diciamolo chiaramente: uguali! ) a quelli della mia seconda chitarra.
Tavola armonica: abete della Val di Fiemme, acquistata nel 2014, datata 2006.
Fondo e fasce: noce nazionale, acquistato nel 2014.
Manico: in acero con inserto centrale in ontano (alder americano).
Catene: in abete superstagionato (2003)
Tastiera: noce nazionale.
Ponte: in noce nazionale.
Come potete vedere,alcuni pezzi sono già prelavorati. Tempo fa infatti, giuntai la tavola armonica e il fondo, incollai i tre strati del manico e mi portai avanti anche col ponte e con la tastiera, slottandola e definendone i lati. Portai anche a misura i listelli per le catene, e li raggruppai poi in un kit. Il "listellone" d'abete dietro il kit, sta lì perché intendo rivedere il mio modus operandi riguardo i rinforzi per la giunta del fondo interni alla cassa. Ma avremo modo di parlarne...
Devo ancora decidere in merito alla rosetta, al copripaletta, al binding, ai filetti vari, all'eventuale backstrip (non credo che la farò, vista la bellezza del fondo...), ai zocchetti, alle controfasce e certamente a qualcos'altro che ora mi sfugge.
Per ora mi fermo qui. Presto inizierò a lavorare allo strumento e dunque ad aggionare il diario.
Edited by Diari Acustici - 3/9/2020, 19:54. -
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Sei instancabile! Io sono ancora alle prese con la sistemzazione del nuovo laboratorio, quindi per ora niente costruzioni, nonostante abbia un set per una SJ e uno pe run uke concerto in attesa. Nel frattempo stagionano . -
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Eh, instancabile per i tempi biblici con quali realizzo chitarre, non certo per la quantità di strumenti. Non appena avrai risolto le questioni logistiche alle quale accenni, ci attendiamo due bei diari sia per la Gibson che per l'ukulele. . -
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Povero Daniele..
Anche io ho mille progetti ma alla fine il tempo per cominciare nn lo trovo mai, mi ha incuriosito il manico acero e ontano anche perché ne ho una bella scorta... -
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Eh, dai, ci metto degli anni però alla fine glie le porto a far vedere le mie chitarre, a Daniele. Per la cronaca, gli ho fatto vedere anche la chitarrina d'epoca Hopf acquista qualche settimana fa in un mercatino di Roma.
Per quanto riguarda il manico a triplo strato acero-ontano-acero, la scelta risale al 2014. Daniele mi disse di farlo in triplo strato d'acero, per via dell'esiguo spessore della tavola a mia disposizione. Io pensai invece di utilizzare per lo strato di mezzo degli scarti dei body in ontano delle mie Tele. Da qui, l'inserto centrale in alder che oltre ad essere gradevole alla vista, dovrebbe mitigare l'eventuale eccessiva brillantezza sonora di un manico interamente in acero.
Come vedi dalla foto, di manici grazzi ne realizzai ben tre. Uno è finito sulla mia seconda acustica, un altro lo sto utilizzando sulla terza oggetto di questo diario, mentre il terzo... be', lo terrò di riserva.. -
.[...] Come potete vedere,alcuni pezzi sono già prelavorati. Tempo fa infatti, giuntai la tavola armonica e il fondo, incollai i tre strati del manico e mi portai avanti anche col ponte e con la tastiera, slottandola e definendone i lati. Portai anche a misura i listelli per le catene, e li raggruppai poi in un kit. [...]
Visto come stanno le cose, direi che è il caso di partire con la rosetta. Dei vari modi per realizzarla, ho scelto quello più difficile, lungo e sfiancante: legno autoprodotto e lavorazione con l'escavatore.
Per quanto riguarda l'essenza, ho utilizzato la porzione basale del tronco di un piccolo ciliegio tagliato nel 2014, che forse qualcuno ricorderà. Insomma, un legno molto vicino ad essere radica, dunque molto duro e piuttosto bello.
Ho portato il pezzo di legno dal falegname per farmelo tagliare a fette con la sega a nastro in modo da avere un valido punto di partenza. Vista la disponibiltà dell'artigiano, non esito a fargli della pubblicità, che trovate nel dettagli a seguire:Falegnameria 2000 Di Patusso Stefano & G S.N.C.
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Falegnameria 2000 Di Patusso Stefano & G S.N.C.
Viale dell'Artigianato, 11, 01012 Capranica VT (Viterbo)
Tel. 0761 669404
Indicazioni:
Attenzione, le mappe che trovate su internet riportano un'ubicazione sbagliata.
La falegnameria si trova nello stesso fabbricato della Tipografia Serinova.
Per maggiori dettagli consultare la mappa a seguire.
L'esito è quello che vedete nella foto. Non tutte le fette sono buone ma credo potrò ricavarne comunque qualche rosetta e dei copripaletta abbinati.
Di norma sarebbe meglio non disegnare a matita sul legno non rifinito. Nella foto si vedono infatti ancora i segni della sega a nastro del falegname. Io l'ho fatto lo stesso, poiché avevo necessità di capire da quali fette di ciliegio poter ricavare una rosetta decente.
Nelle tre immagini che avete appena visto sono mostrati i lavori di spessoratura con la carteggiatrice e sgrossatura del perimetro della rosetta con la sega a nastro. Per quanto il legno sia staginato diversi anni, l'esiguo spessore delle fette prodotte dal falegname ha causato entro qualche ora una discreta tosione delle stesse, quindi mo sono trovato a carteggiare una superficie tutt'altro che piana, con le difficoltà che lascio immaginare...
Per le successive lavorazioni è stato dunque necessario fissare la rosetta grezza ad un piano con dello scotch biadesivo. Pressandola per bene sulla superficie, sono riuscito a neutralizzare ogni deformazione del legno. Ho avuto inoltre cura di posizionare il nastro biadesivo solo sotto le porzioni di legno eccedenti l'anello della futura rosetta, in modo da poterla poi rimuovere agevolmente, una volta ultimati i tagli eseguiti con l'escavatore.
Ed eccoci qui, con l'escavatore del mio maestro costruito su sue indicazioni da un fabbro.
A questo punto succede l'inaspettato: l'escavatore si rompe! Inutile ogni mio tentativo di ripararlo. Dovrò portarlo da un fabbro, per farlo saldare. Mi affretto a comprarne un altro, a caro prezzo (non se ne trovano più sul mercato), e riesco infine a proseguire i lavori...
La rosetta realizzata in questo modo è veramente un lavoraccio. Vi tengo aggiornati sull'avanzamento dei lavori.. -
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Bello l'escavatore, molto più professionale del mio. Ma forse ti conveniva prima calibrare la rosetta, altrimenti ci credo che è un lavoraccio... . -
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Grazie Alberto. Se vuoi posta pure una bella foto del tuo escavatore nel topic degli attrezzi., così ci facciamo un'idea dei vari prodotti in commercio (per modo di dire, visto che di escavatori non ne produce più nessuno... ).
Tonando alla rosetta, hai perfettamente ragione: dopo il taglio dal falegname avrei dovuto calibrare il pezzo, anziché spessorarlo con la carteggiatrice. C'è poco da fare, una macchina calibratrice dovrò proprio comprarmela... Ora lo spessore del pezzo altalena dai due ai tre millimetri.
Per rimuovere il legno eccedente lungo il perimetro oltre all'escavatore mi sono avvalso di molti altri utensili: il bedanino ricurvo, la sgorbia, gli scalpelli... Devo dire che il colpo di grazia è stato assentato dall'azione combinata del trapano e lo scalpello corto e largo, come si vede nella prima foto. Nella seconda potete invece vedere il lavoro finito, sul lato esterno della rosetta. La prossima settimana toccherà a quello interno.
Ragazzi, vi posso assicurare che il ciliegio è un legno veramente duro da lavorare!. -
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Vabbè, chiamare "escavatore" il mio attrezzo è un'offesa agli escavatori , probabilmente non è stato notato, ma è un aggeggio autocostruito che si può vedere nella seconda foto del diario della "Tortuga pequeña", e che ha quantomeno il vantaggio di usare lame standard da cutter, quindi quando non taglia più si sostituisce la lama e buonanotte. Non so quanto duro sia il ciliegio, ma io con il mio attrezzino (e con molta pazienza) sono riuscito ad avere ragione di un avanzo di fascia di noce di circa 3 mm di spessore (però il diametro era quello di una rosetta da uke, non certo da chitarra acustica...). . -
.[...] è un aggeggio autocostruito che si può vedere nella seconda foto del diario della "Tortuga pequeña",
Hai ragione Alberto, eccolo qui, mi pareva infatti d'averlo visto.[...] Non so quanto duro sia il ciliegio, ma io con il mio attrezzino (e con molta pazienza) sono riuscito ad avere ragione di un avanzo di fascia di noce di circa 3 mm di spessore (però il diametro era quello di una rosetta da uke, non certo da chitarra acustica...).
Da quanto ne so, il ciliegio è classificato come un legno tutt'altro che duro. Quello a mia disposizione tagliato dalla famosa pianticella è invece più duro e pesante addirittura dell'acero!
Veniamo ora alle ultime lavorazioni della rosetta:
Ho usato la levigatrice orbitale per ridurre ulteriormente lo spessore della rosetta.
Ed eccoci di nuovo col compasso escavatore, a tracciare questa volta il solco perimetro interno della rosetta.
Per la sgrossatura del legno eccedente relativo al perimetro interno, ho scelto stavolta di aiutarmi col il rifilatore Maktek in mio possesso.
Edited by Diari Acustici - 20/9/2020, 21:57. -
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La giunta della tavola armonica che realizzai tempo fa, ad un esame controluce sembra fortunatamente non presentare punti deboli. Questo mi permette di non scervellarmi su quale porzioni di legno da escludere dallo strumento. Normalmente le porzioni da escludere vengono collocate all'altezza della tastiera, della buca, del ponte oltre che alle estremità -in alto e in basso- oltre il perimetro della tavola armonica.
Una volta tracciata linea di centro, ricalcante la giunta della tavola armonica (grazie anche al foglio traslucido), ho definito -compasso alla mano- il perimetro della buca, che sarà di misura standard, vale a dire 101,60mm.
Per ora mi fermo qui, poiché sono in attesa che mi arrivino i filetti ordinati da Filbo, con i quali andrò ad integrare la rosetta. Dopo averlo fatto, potrò definirne le dimensioni reali per poi procedere col relativo scasso sulla tavola armonica.. -
.Da quanto ne so, il ciliegio è classificato come un legno tutt'altro che duro. Quello a mia disposizione tagliato dalla famosa pianticella è invece più duro e pesante addirittura dell'acero!
Bella forza, è praticamente radica, ci credo che fai fatica a lavorarlo...Per la sgrossatura del legno eccedente relativo al perimetro interno, ho scelto stavolta di aiutarmi col il rifilatore Maktek in mio possesso.
Da questo particolare direi che il rifilatore assomiglia molto al mio CMT (non mi stupirei se scoprissi che si tratta della stessa macchina con marchi diversi).
Alla fine il lavoro, anche se duro, è riuscito benissimo, e la rosetta ha anche una bella figurazione!. -
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Certo, è praticamente radica, e se non lo è.... poco ci manca. Alla luce della sua bellezza, col senno di poi mi sono pentito di non aver scavato attorno alle radici per poi estrarle dal terreno. Sarebbe stato un lavoraccio, ma ne sarebbe valsa la pena.
Tornando alla durezza del ciliegio, non è solo la porzione basale di legno dalla quale ho ricavato la rosetta ad esser dura e pesante, ma anche il legno del tronco dal quale ho ricavato il manico a tre strati ciliegio-cipresso-ciliegio.
Quel manico grezzo è pesantissimo! E ho l'impressione che non sia a causa dello strato centrale in cipresso, che -al contrario- mi sembra un'essenza molto meno "consistente" del ciliegio.... -
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Ah, dimenticavo: [...] il rifilatore assomiglia molto al mio CMT (non mi stupirei se scoprissi che si tratta della stessa macchina con marchi diversi) [...].
In realtà la Maktek è una sottomarca della Makita.[...]Alla fine il lavoro, anche se duro, è riuscito benissimo, e la rosetta ha anche una bella figurazione!
Ti ringrazio, Alberto. A dire il vero, il lavoro non è esente da imprecisioni, ma nulla di irrecuperabile.... -
.Ah, dimenticavo:[...] il rifilatore assomiglia molto al mio CMT (non mi stupirei se scoprissi che si tratta della stessa macchina con marchi diversi) [...].
In realtà la Maktek è una sottomarca della Makita.[...]Alla fine il lavoro, anche se duro, è riuscito benissimo, e la rosetta ha anche una bella figurazione!
Ti ringrazio, Alberto. A dire il vero, il lavoro non è esente da imprecisioni, ma nulla di irrecuperabile...
Mi chiedevo se avresti potuto fare il lavoro semplicemente fissando il legno con del biadesivo e usando il rifilatore con un accessorio che lo faccia lavorare a compasso. Ho visto in giro dei ricambi per la base in plexiglas (sicuramente compatibili con il Makita, non sono sicuro che ci siano anche per il mio) a circa una decina di euro, e stavo pensando di prenderne uno proprio per fare esperimenti di questo genere, per lasciare l'originale intatto.
P.S.: dopo questo spunto sono andato a confrontare il mio CMT 10 con il Makita 3709: gli chassis, e quindi gli accessori, sono identici! Cambia solo il motore che nel CMT assorbe 550W e fa 32000 giri, mentre nel Makita dichiarano 530W e 30.000 giri. Mi sa che ordinerò un paio di basi da modificare, costano circa 15 euro le originali Makita, e circa 7 euro le copie cinesi.
Edited by Alberto Capuzzo - 26/9/2020, 10:19.